Le elezioni regionali del 28 e 29 marzo saranno di importanza nazionale, come ha ammesso lo stesso Silvio Berlusconi. Un esame di popolarità per il Presidente del Consiglio dopo un problematico 2009. Il 20 marzo Berlusconi ha organizzato una manifestazione a Roma invitando tutti i suoi sostenitori, ma la partecipazione è stata deludente. Le elezioni potrebbero concludersi con una vittoria di margine.
In vista delle elezione, ci si potrebbe aspettare che il prinicipale canale delle reti televisive statali RAI offra un approfondito esame della campagna elettorale il 26 marzo. Invece, l’unico programma inizierà alle 23:10 e durerà solo cinque minuti. La prima serata sarà lasciata a due quiz e a un “talent show”. Non ci saranno commenti e analisi delle elezioni neanche sugli altri canali RAI o sulle reti private ‘Mediaset’ del Presidente del Consiglio. Non si direbbe mai che sia periodo elettorale.
Questo è un ottimo esempio del potere che Silvio Berlusconi esercita sui media italiani. In un paese dove i giornali vengono letti da pochi e dove Internet rimane poco diffuso, le reti televisive sono la principale fonte d’ informazione politica. In un contesto dove tre delle quattro principali reti private sono controllate dal Presidente del Consiglio, dove le reti statali seguono una linea filo-governativa, l’analisi delle notizie rimane superficiale anche nei casi migliori. Il direttore the TG1, Augusto Minzolini, manda apertamente in onda editoriali favorevoli alle politiche del governo. Quando l’avvocato inglese, David Mills, condannato per aver accettato tangenti da Berlusconi, evitò l’incarcerazione grazie alla prescrizione, il TG1 riportò la notizia affermato che l’avvocato era stato assolto.
Tutto questo rende le trasmissioni di approfondimento ancora più importanti. Nonostante nel 2000 fosse stata introdotta la par condicio per evitare favoritismi, l’organo di garanzia, l’Agcom, ha deciso il mese scorso che il miglior modo per evitare irregolarità sia di sospendere i talk show durante la campagna elettorale. Si potrebbe considerare questa decisione come esagerata puntigliosità, se non fosse per l’esistenza di prove che testimoniano come l’Agcom sia stata oggetto di pressioni da parte di Silvio Berlusconi. Inquirenti che investigavano su un caso di false carte di credito hanno casualmente intercettato conversazioni telefoniche tra il Presidente del Consiglio e un membro dell’ Agcom, nelle quali Berlusconi avrebbe richiesto la chiusura di “Annozero”, una trasmissione molto critica nei confronti del governo. Si ritiene che il suddetto membro dell’Agcom abbia offerto il sostegno dei suoi colleghi per preparare un protesta ufficiale.
Sotto richiesta delle quattro reti private e delle satellitari reti Sky di Rupert Murdoch, un tribunale ha annullato il provvedimento. Ma, né la RAI né Mediaset hanno mandato in onda le trasmissioni di approfondimento. Il quotidiano “Il Corriere della Sera” sta cercando di colmare il vuoto lasciato dalla televisione assumendo un famoso giornalista per presentare un programma sul proprio sito web. Il team di Annozero sta progettando una puntata a Bologna che andrà in onda in rete. Internet resta però un povero sostituto. Il “black out” televisivo ha chiuso la bocca anche a Berlusconi. Almeno fino al 23 marzo, quando è intervenuto per telefono in un popolare programma RAI della mattina durante la diretta esprimendo le proprie opinioni senza contradditorio.
[Articolo originale “Blacked out” di The Economist Print Edition]
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