“”Il problema non è distruggere i partiti, o rompere i denti ai politici. Io non parlo di Grillo, ma mi preoccupa una carica di violenza totalmente inutile che non produce niente di positivo. I partiti, per altro, sono già distrutti, il problema è ricostruirli”. Arriva a Bologna cinque giorni dopo il ciclone Beppe Grillo, Massimo D’Alema e prende il toro per le corna proprio mentre Marco Travaglio propone già un Vaffa-bis. Il campione della politica-politica è appena uscito dal consueto bagno di folla tra gli stand della festa dell’Unità.
Parla del Partito democratico e delle riforme come di un possibile antidoto, ma non nega la malattia. “Non mi sorprende quello che sta accadendo – dice – due mesi fa avvertii che la crisi della politica sta producendo una pericolosa distanza tra i cittadini e la democrazia, un clima pericoloso come quello dei primi anni Novanta al quale la politica deve reagire con coraggio”.
D’Alema non attacca direttamente Grillo, ma chiarisce subito che “ogni volta che si manifesta un fenomeno nuovo, o una moda, ci sono quelli che tendenzialmente sono favorevoli e quelli che, al contrario, sono critici: io tendo a dichiararmi contrario”. La ragione? I 300 mila di sabato scorso “pongono un problema, non danno risposte. Sono più d’una manifestazione di malessere che un’indicazione. E noi dobbiamo ricordare che, distrutti i partiti, all’inizio degli anni Novanta chi ha vinto? Berlusconi che aveva i soldi e i mezzi d’informazione. E anche oggi se saltano i partiti non vincerà il blog di Beppe Grillo”. E le famose tre proposte gridate da Grillo in piazza Maggiore?
“Condivido le cose scritte da Scalfari – dice il ministro degli Esteri – non rieleggiamo persone che hanno commesso gravi reati, ma il resto è discutibile”.
Dunque, le riforme, a partire da quella elettorale: “Berlusconi, quando si parla di Tv, chissà perché ha scatti d’ira, ma quando sarà passata forse si renderà anche lui della necessità di una riforma”. E il partito democratico? D’Alema si propone si propone come un vecchio saggio (“Come diceva De Andrè, chi non può più dare il cattivo esempio, dà buoni consigli”) e come una sorta di ministro degli esteri responsabile dei rapporti internazionali. Non parla di Fassino al governo, D’Alema, anche se ritiene “intollerabile, anzi una porcheria”, aver pensato che un’eventuale riorganizzazione della squadra di governo dovesse rispondere all’esigenza di sistemare il segretario dei Ds”.” (14 settembre 2007) repubblica.it
Dimostrazione che i politici sono oramai distanti dal popolo, e, mi spiace dirlo, che Scalfari non ha capito quello che e’ successo.
I 300mila, come li chiama d’alema (si, minuscolo), non pongono un problema, ma una soluzione ad un problema. Il problema e’ che in Parlamento c’e’ della gente condannata in via definitiva, la soluzione e’ che deve essere cacciata. Subito.
Scalfari dice “non rieleggiamo persone che hanno commesso gravi reati”, noi invece diciamo “allontanare persone che hanno commesso reati”. Ma poi con che criterio i reati sono gravi o no? Tutti i reati commessi da un poilitico sono gravi!
Se un cittadino e’ stato condannato non puo’ accedere ad alcune funzioni nella Pubblica Amministrazionre o non puo’ votare, pero’ puo’ essere eletto?!?!