“Spiare le e-mail dei propri dipendenti non è reato. Lo ha stabilito una sentenza di un giudice del tribunale di Torino dove si decideva sul caso di un datore di lavoro che ha letto la posta elettronica di un suo dipendente. Il manager è stato assolto perché, secondo il giudice, “i computer usati dai dipendenti sono da ritenersi equiparati ai normali strumenti di lavoro”.
Seguendo questo elementare concetto, il giudice ha ritenuto “normale” che il datore di lavoro potesse entrare nella posta del suo dipendente per cercare infomrazioni a lui necessarie in un momento in cui il dipendente era a casa in malattia. I fatti sono accaduti alla Pilkington, un’azienda produttrice di vetri per auto con sede a Torino.
Scoperta la corrispondenza del dipendente, tra cui secondo le accuse c’era anche della posta privata, il manager ha avviato la procedura per il licenziamento per avere scoperto materiale privato nella casella e-mail aziendale. Il giudice del lavoro però ha fatto riassumere il dipendente che a sua volta ha intentato una causa contro il datore di lavoro per l’intromissione nella sua sfera privata.
Il giudice però, riferendosi allo spionaggio delle e-mail, è stato molto chiaro: “Il fatto non sussiste”. Secondo il tribunale i computer sono materiali in dotazione ai dipendenti e devono essere utilizzate unicamente per l’attività aziendale. Di conseguenza anche gli indirizzi e-mail sono intestati all’azienda stessa che possiede così “la possibilità di accedere a qualsiasi computer”. ” tgcom
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