Questa sera fa cosi’ caldo che mi sono sentito come l’attore Peter Lorre, che in certi suoi film passa tutto il tempo a tergersi il sudore…
Con il suo volto espressivo, anche se molle, come di persona malata, lo sguardo acquoso e sfuggente, Lorre fu il prototipo del paranoico, del criminale, del traditore, dell’essere squallido ed abbietto, nato con M – Il mostro di Dusseldorf (1931) di Fritz Lang. In quel film impersonava con straordinaria compenetrazione – non solo psicologica, ma anche fisica – l’allucinato delinquente sessuale che adescava le bambine per ucciderle. Peter era alto 1,60 cm circa e quell’espressione da bimbo folle divenne, col passare del tempo, una maschera grottesca che portava in sé i segni di una vita fatta di sofferenze, abusi, abbandoni. Lasciata la Germania dopo l’avvento di Adolf Hitler, Lorre lavorò dapprima in Francia, poi nel Regno Unito, dove partecipò a vari film diretti da Alfred Hitchcock, sempre mantenendosi fedele al suo personaggio.