Rugby, in Spagna no al terzo tempo “Solo una scusa per ubriacarsi”

Incredibile a Barcellona: la tradizione del dopo partita della palla ovale è stata vietata con tanto di macchina della polizia municipale, lampeggianti e palette. “Ci accusano di fare bere anche i bambini, ma è assurdo, il motivo è che non conoscono il nostro sport”
di RAFFAELE R. RIVERSO

BARCELLONA – Quando ha visto la macchina della polizia municipale allo stadio, non poteva crederci. Jordi Homs, presidente del club di rugby CN PobleNou-Enginyers, sapeva che i vigili erano venuti a controllare “il normale svolgimento” del terzo tempo: “Ci accusano anche di ubriacare i bimbi, è assurdo”. Casualmente alla partita di terza divisione, che il club barcelonista giocava contro una squadra di Valencia, c’era in visita il presidente della federazione spagnola di rugby, Alfonso Mandado, che è rimasto impietrito quando ha visto lampeggianti e palette.

I problemi sono iniziati quando il comune di Barcellona ha deciso di attuare “senza eccezioni” la normativa che proibisce bere e mangiare all’interno di impianti sportivi fatto salvo il recinto del bar: “Quello che vogliono – inveisce Homs – è che andiamo a fare il terzo tempo al bar e non nel nostro clubhouse (sempre all’interno dello stadio) dove abbiamo i nostri trofei, le nostre fotografie, le magliette internazionali. L’ambiente perfetto per un terzo tempo. Non è una questione di soldi, bensì di principi”.

Ed è per questo motivo che i vigili erano lì: “Ci fanno mobbing. Controllano che nessuno di noi esca a prendere una boccata d’aria fuori dal clubhouse, con una birra o un panino, anche solo per pochi istanti”. Il perché di questo “sequestro” secondo Jordi sta nel fatto che al Comune “conoscono così poco il rugby che pensano che il terzo tempo sia un
momento per ubriacarsi. Il nostro è uno sport di aggressività regolata. Il terzo tempo è il ritorno all’ordine dopo il caos”. Naturale, come la quiete dopo la tempesta: “Si tratta di un momento di pace dove sfogare tutta l’adrenalina che si è accumulata durante gli 80 minuti. Perché nel rugby non ci sono nemici, ma solo avversari. Il fatto è che al Comune di Barcellona per quando riguarda il rugby regna l’ignoranza”. Il terzo tempo, infatti, è il trait d’union tra una partita del Sei nazioni e una di Terza divisione. È il momento in cui si annullano le differenze tecniche e tutti i rugbisti si sentono uguali.

Però il peggio è arrivato quando sono stati accusati di ubriacare i bambini: “Non sanno più cosa fare. Ci hanno addirittura accusato di dare della birra ai bambini, quando l’unica cosa che bevono è aranciata. E poi lasciano che la gente si ubriachi, questa volta per davvero, sulla Rambla”. Il divieto, inoltre, proibisce di fatto al club di “organizzare un barbecue, perché farlo all’interno del clubhouse vorrebbe dire intossicarci di fumo. Questo non ci permette di fare le cose come vorremmo. Il terzo tempo è il momento in cui si dimostra il proprio spirito di ospitalità nei confronti della squadra avversaria, che farà lo stesso quando noi andremo a visitarli”. Capire questo, per una società calcio-pensante, dove spesso il tuo avversario è anche il tuo nemico, non sempre è facile.

(17 febbraio 2011)

in riferimento a: Rugby, in Spagna no al terzo tempo “Solo una scusa per ubriacarsi” – Repubblica.it (visualizza su Google Sidewiki)

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